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Attualità venerdì 30 giugno 2017 ore 08:00

"Trentadue cuori che nessuno potrà mai cancellare"

Durante la commemorazione delle vittime della strage di Viareggio, il sindaco giorgio del Del Ghingaro ha letto un lungo e intenso intervento



VIAREGGIO — Alle 23, quando il lungo corteo formato da cinquemila persone è arrivato in Largo Risorgimento per la lettura dei nomi delle 32 vittime, a prendere per primo la parola il sindaco Giorgio Del Ghingaro.

Questo il suo intervento

"Ci sono date che fanno la storia, che restano nella memoria collettiva di una città, di un paese, di una comunità.

Il 29 giugno 2009 è una di queste. E stasera siamo qua, per l’ottavo anno consecutivo, a ricordare le 32 vittime di quello che è stato uno dei peggiori disastri ferroviari accaduti in Italia.

Una notte quella del 29 giugno 2009 che nessuno in città potrà mai dimenticare. Che ha visto la tragedia del fuoco invadere cucine, scale, salotti, camere da letto. Colpire, ferire, uccidere 32 cuori nell’intimità delle loro case, mentre Viareggio respirava una delle sue splendide notti estive, con il vento che sale dalla spiaggia e l’atmosfera tutta speciale delle città di mare.

E non è superfluo ricordare lo sforzo di tutta Viareggio - forze dell’ordine, polizia municipale, volontari, cittadini - che si riversò quella notte in questa via Ponchielli per salvare quello che poteva essere salvato.
Aiutare, in un estremo atto di coraggio collettivo, anche chi ormai non poteva più essere aiutato.

Poi il processo e la giustizia che pur lenta doveva fare, e ha fatto anche se solo in primo grado, il suo corso.

Un processo difficile, che ha toccato nervi scoperti, che ha messo in evidenza lacune e debolezze. Un processo durante il quale troppe volte la parola sicurezza è comparsa tra le carte dei magistrati ad evidenziare tagli nelle risorse e approssimazioni nella gestione.

Grazie a Viareggio, purtroppo per Viareggio, l’Italia intera ha scoperto che i treni attraversano le nostre città ad una velocità eccessiva.

Grazie a Viareggio, purtroppo per Viareggio, è stato evidenziato che chilometri e chilometri di rete ferroviaria ancora scorrono senza muri di contenimento, che i vagoni che contengono merci potenzialmente pericolose vengono revisionati in maniera quantomeno approssimativa.

Grazie a Viareggio, purtroppo per Viareggio, è stata portata avanti una battaglia che è andata oltre la richiesta di giustizia per quanto accaduto. Una battaglia che punta ad ottenere che le stazioni non siano lasciate all’incuria, luoghi degradati ricettacolo di criminalità, che vuole che il trasporto ferroviario risponda a criteri di efficienza, di modernità, di sicurezza.

Sicurezza. Di nuovo questa parola che noi tutti davamo per scontata, ma che l’Italia intera ha capito che scontata non era: grazie a Viareggio, purtroppo per Viareggio.

L’abbiamo vista tutti quell’aula di tribunale, allestita nello spazio Fiere di Lucca. Bianca, grande, con 32 sedie sempre occupate dalle immagini delle vittime e una schiera di avvocati a difendere gli imputati. Imputati assenti, che mai hanno messo la loro faccia davanti a quelle foto, che mai hanno voluto e saputo affrontare quelle sedie vuote.

Bisognava esserci al processo per capire la grandezza di quello che stava accadendo.
A Viareggio il dolore personale, intimo, straziante, che è quello che si prova per la morte di un figlio, di una madre o di un padre, di una moglie, di un compagno, si è intrecciato con il dramma pubblico della ricerca di un colpevole.

Dramma che è andato avanti per 8 anni: che si è trascinato nelle aule di tribunali, lungo i corridoi delle procure, sulle pagine dei giornali, locali e nazionali. Anni di attesa, di carte, di udienze. Anni nei quali si sono susseguiti, sempre uguali, sempre partecipati, memorial, coordinamenti, convegni, cortei, come questo di stasera.

Eppure stasera c’è qualcosa di nuovo.
In questo ottavo anniversario, per la prima volta, c’è una sentenza chiara che ha comminato condanne e che, finalmente, ha delimitato i confini delle responsabilità.
Un primo importantissimo risultato ottenuto grazie al grandissimo lavoro della procura, degli avvocati, dei familiari delle vittime.

Perché l’Italia è il paese delle stragi impunite ma noi possiamo dire, orgogliosamente, che Viareggio non è una di quelle.

E allora stasera questa commemorazione vive sotto una luce diversa, con una speranza in più.

Ma Viareggio è sempre la stessa: la città che ha chiesto forte e senza sconti, e ottenuto almeno in primo grado, verità e giustizia, non dimentica.
C’è ancora il vento che sale dal mare e che ci ricorda che 32 cuori sono ancora qui, insieme a noi, vivi nel nostro ricordo.

32 cuori che niente, nessun tribunale, nessun risarcimento, potrà mai cancellare.

Viareggio non dimentica".


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